IL PERCHE' DELL'AVER SCELTO UN NOME QUALE:

IL NICODEMO

Questo è l'articolo di copertina del primo numero de "IL NICODEMO"
pubblicato in occasione della Santa Pasqua il 19 aprile 1992.

Si riprende. Torna ad essere pubblicato il giornalino della Parrocchia. Si dirà: "La solita cosa"; si ritenterà così di liquidare immediatamente un’esperienza, prima ancora che si faccia esperienza. Ora, a parte la considerazione che le cose, per il solo fatto che siano "solite" non è detto che non abbiano valore, è certo che questa iniziativa si configura come "solita" soltanto perché si collega a una tradizione positiva, per la quale, in diverse occasioni passate, gruppi di persone hanno sentito il bisogno di socializzare pensieri, stati d’animo, riflessioni maturate nell’ambito della loro esperienza di cristiani in generale e di cristiani nella nostra realtà parrocchiale.

Per il resto, ogni cosa che si fa assume in se elementi di novità e originalità, anche quando ha dei precedenti ai quali cerca di fare riferimento, per il semplice fatto che si fa in circostanze diverse, con l’opera di soggetti diversi, infine per ciò che c’è stato dall’ultima volta in avanti e che inevitabilmente caratterizza il tempo attuale. Il giornalino torna con un titolo scelto fra tante proposte e idee, pensate nel corso di un ciclo di incontri che il gruppo di redazione ha sviluppato, prima di assumersi la responsabilità di un lavoro che non sarà facile e comporterà impegno e sacrifici. Fra tanti, qualcuno ambizioso qualche altro allegro, si è ritenuto di scegliere un titolo emblematico e simbolico: "Il Nicodemo".

Nicodemo è infatti un personaggio del Vangelo; e qui, è l’aspetto emblematico della scelta. Non ci pare possibile infatti nessuna iniziativa che voglia caratterizzarsi in senso cristiano, senza riferimento appunto al Verbo dei cristiani, cioè il Vangelo. Ma la scelta è anche simbolica perché Nicodemo vuole essere in un certo senso un modello. Nicodemo è uno che non si accontenta di sé. Si valuta, si giudica, sa cogliere i propri limiti e perciò cerca di superarsi. Opera da giusto ma sa quanto sia difficile e ardua la giustizia, agisce sorretto dalla verità ma sa che la verità è continua ricerca, sa riconoscere Dio in sé ma sa che non è Dio e interroga le stelle e l’universo per fare luce nella sua notte.

Ecco, noi non siamo come Nicodemo perché non operiamo da giusti, perché non agiamo sorretti sempre dalla verità, perché scambiamo per luce il nostro buio ma ci riconosciamo in quel grande bisogno di verità che Nicodemo rappresenta, in quella sua volontà di migliorarsi, in quella sua necessità di non accontentarsi di sé. In questo senso "Il Nicodemo" significa per noi una ricerca che vogliamo fare insieme, sicuri che già il semplice trovarsi e discutere possa farci più attenti e sensibili. Ci accingiamo a questo lavoro, con grande umiltà, senza la pretesa di avere qualcosa da spiegare ad altri. Vogliamo capire noi, innanzitutto, e farlo attraverso questo percorso che è il lavoro insieme.

La socializzazione poi, di questa nostra esperienza attraverso "Il Nicodemo", potrà indicare ad altri, percorsi anche diversi, potrà anche non indicarne, resterà comunque la testimonianza di un bisogno e di una ricerca e già così avrà un grande valore. Abbiamo preso tra le mani alcuni vecchi numeri di "Colori". Lo ricordate? Abbiamo riletto alcuni vecchi articoli: droga, obiezione di coscienza, criminalità, mafia, poteri pubblici corrotti. Come, vergognosamente, non siamo cambiati! Continueremo a scrivere di queste e di altre cose perché la speranza del cambiamento, almeno quella, non è morta e appare anzi più forte.

Possa "Il Nicodemo" essere uno strumento in più per la nostra speranza.

La redazione.