LETTURE LITURGICHE
DI DOMENICA 21 MAGGIO 2000

QUINTA DOMENICA DI PASQUA – ANNO B

 

FILO CONDUTTORE: PER ESSERE VERAMENTE CRISTIANI, DOBBIAMO RIMANERE LEGATI INDISSOLUBILMENTE A CRISTO E FARE CIO’ CHE GLI E’ GRADITO. SE NON RIMANIAMO ADERENTI ALLA SUA PAROLA, NON CONCLUDEREMO NULLA CHE SIA VALIDO PER LA VITA ETERNA.

Prima lettura (Atti 9, 26-31)

In quei giorni Paolo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo.

Allora Barnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore e parlava e discuteva con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo. Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarea e lo fecero partire per Tarso.

La Chiesa era dunque in pace in tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo.

 

Seconda lettura (I Giovanni 3, 18-24)

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità. Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.

Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio: e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui.

Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo eci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed Egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Vangelo (Giovanni 15, 1-8)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli".