LA ... RIVISITAZIONE

di Franco Biviano

 

Leggendo la storia di Pace del Mela scritta da Padre Giovanni Parisi, apprendiamo che in passato il nostro paese, come tutti i paesi di questo mondo, celebrava con la dovuta solennità la sua “festa patronale”, il due luglio di ogni anno, giorno dedicato nel vecchio calendario alla memoria della visita compiuta dalla Vergine Maria alla parente Elisabetta. Questa prassi risaliva addirittura al 1706, cioè agli anni in cui il feudo della Pace cominciò a diventare stabile dimora di alcuni nuclei di “coloni” o “metatieri” che traevano il proprio sostentamento dalla coltivazione degli appezzamenti che venivano loro affidati dai Benedettini Cassinesi del Monastero della Maddalena di Messina.

Tale celebrazione dovette naturalmente acquistare maggiore importanza a cominciare dal 1767, in seguito alla creazione della Parrocchia del Villaggio della Pace, con sede nella nuova Chiesa costruita dagli stessi Benedettini qualche anno prima e dedicata alla Madonna della Pace, scelta sin dalle origini come celeste Patrona e dalla quale il paese stesso trae il suo nome.

L’evolversi della situazione religiosa e demografica, con la nascita di diverse Confraternite (Madonna della Visitazione 1870?, S. Giuseppe 1889, SS. Redentore 1907, Madonna del Rosario 1935) e la creazione nel 1939 della nuova Parrocchia di Giammoro, hanno portato con gli anni a un proliferare di feste confraternali, la cui celebrazione si è affiancata a quella della “festa patronale” fino a fare perdere a quest’ultima il suo ruolo preminente. Piano piano e quasi inavvertitamente la festa della Madonna della Visitazione è diventata anch’essa una festa confraternale, al punto da essere considerata di pari rango con le altre.

Questa situazione ha portato al completo scadimento di tutte le “feste”, visto che la comunità, non potendo far fronte in maniera sostanziosa alle plurime richieste di “contribuzione”, si è vista costretta a “spalmare” la propria offerta annuale suddividendone l’importo fra le varie ricorrenze. Lentamente eravamo diventati un paese con una Patrona solo di nome, non più sentita nell’intimo, non più invocata come “protettrice quotidiana”, non più citata nelle preghiere, non più mostrata con orgoglio ai nostri vicini. E senza accorgercene, ci avviavamo ad essere un paese senza identità, senza tessuto connettivo, incapaci di stare “insieme”, di “con-vivere”. Eravamo diventati l’emblema della divisione e della litigiosità, il paese della “Pace…perduta!”.

Questa triste e desolante constatazione ha portato quest’anno alla creazione  di un apposito Comitato per le celebrazioni della festa patronale, svincolato dalla corrispondente Confraternita, con lo scopo di “rivisitare” la festa del 2 luglio, per restituirle l’antico prestigio di festa principale di tutto il paese e di riaggregare attorno ad essa tutte le componenti della nostra comunità. Abbandonato il vecchio ruolo di semplici “esattori di offerte”, i membri del Comitato, seguendo le direttive del parroco, si sono trasformati in “fabbrica di idee”, privilegiando le manifestazioni a forte carica aggregativa. E allora, per cominciare, quale migliore spettacolo che quello di vedere tanti nuclei familiari (genitori e figli insieme!!) impegnati in una allegra spaghettata in piazza davanti ad un maxischermo che manda le immagini della partita Italia-Bulgaria? Oppure una intera serata dedicata al divertimento dei bambini? O la riscoperta dei vecchi giochi popolari (dalla corsa nei sacchi al tiro alla fune) in cui ognuno ha la possibilità di essere protagonista e non più semplice spettatore? O una gincana dove tutti, grandi e piccoli, possono trascorrere alcune ore di sano divertimento mettendo alla prova le proprie abilità? O una serata di ballo latino-americano?

Anche nel settore degli spettacoli veri e propri è stato seguito lo stesso criterio, privilegiando quelli che vedono impegnati i “nostri” ragazzi: una soirée di danza classica con le allieve di due scuole pacesi (quella della Suore Apostole della Sacra Famiglia e quella di Deborah Centineo), una recita teatrale tutta nostra (dalla regia di Antonio Amilicia, alle musiche di Pippo Trifirò, ai singoli attori, ai costumi, alla scenografia), una serata dedicata alle nostre piccole “Miss” e alle majorettes di Gualtieri Sicaminò (nella cui compagine sono presenti diverse ragazze di Pace del Mela).

E tutto questo senza dimenticare che la festa del 2 luglio costituisce una solenne manifestazione della nostra fede, per cui il programma ha previsto una serata dedicata alla Preghiera per la Pace animata da P. Marco D’Arrigo, una Sagra del Dolce con Tombola di beneficenza, un pranzo per gli anziani e gli ammalati, l’amministrazione della Cresima da parte di Mons. Franco Montenegro, Vescovo Ausiliare della Diocesi, e infine la solenne processione del simulacro ligneo della Madonna della Visitazione, opera di Michele Gangeri, che dal 1870 percorre ogni anno le vie principali del nostro paese per “visitare” idealmente tutte le famiglie pacesi che riconoscono nella Vergine Maria la propria celeste protettrice.

Se le intenzioni del Comitato sono andate a buon fine è difficile dirlo, considerato che il progetto, come era facile prevedere, ha incontrato diverse resistenze e difficoltà.  si poteva pensare di modificare senza traumi e all’improvviso una prassi che andava avanti ormai da decenni. Il consenso della gente sarà il carburante per continuare nella direzione intrapresa, in maniera che Pace del Mela torni ad essere, nel giro di pochi anni, una vera “comunità”.q