“QUESTA È LA NOSTRA FESTA”

di Milena Ponticello

 

Il sole tramonta dolcemente sulla collina di Pace del Mela, sembra tutto immobile come in una cartolina... invece una marea di gente di tutte le età affolla il piazzale antistante la Chiesa: attende l’uscita della Vara su cui troneggiano la Vergine Maria e S. Elisabetta.

La voce del Parroco si leva al microfono: le istruzioni sono chiare e precise, ciascuno si dispone secondo gli ordini ricevuti. Dietro la Statua si spinge numerosa una folla di fedeli senza etichetta: dal nonnino che si tiene saldo al suo bastone, alla bimba che allarga le braccia per dare le manine ai suoi genitori. Tra la folla per la prima volta ci sono anch’io.

Ora la processione si snoda per le vie di questo pigro e sonnolento paese, dietro la Statua della Madonna della Visitazione. Osservo i fiori che delimitano la Vara, i volti e l’atteggiamento della gente, i passanti che formano un cordone lungo le strade, i petali delle rose che volteggiano scendendo dai balconi al passaggio della Vergine, ascolto la banda che suona, le implorazioni ad alta voce dei fedeli e cerco di penetrare le invocazioni mute fissando lo sguardo estasiato che alcuni rivolgono a Maria.

Mentre seguivo la processione mi chiedevo se realmente quella gente, me compresa, credesse al valore simbolico-religioso di tale tradizione e man mano che andavo avanti mi rendevo conto che, chi più e chi meno, nutriva nel suo cuore il desiderio di uscire dalle proprie case, nonostante l’afosa giornata di Luglio, “per stare insieme agli altri nel cammino della fede” -che secondo me è già tanto-.

Mi sono resa conto che l’impegno di tutti, per la riuscita di questa festa “del popolo cristiano” si è manifestato in tutta la sua pienezza.

Promotore e propulsore, con l’esempio e la parola, Padre Santino Colosi che si è fatto portavoce convinto, durante l’Omelia, delle parole del Vescovo, sostenendo che la festività religiosa deve essere dominata da un gran senso di fede e di amore, sfrondata dalle tentazioni del consumismo e della ipocrisia, per andare tutti insieme, nel ricordo di Maria, verso un mondo più ricco di ideali, da abbracciare e in cui credere fermamente!

Devo ammettere che non ricordo di aver partecipato mai, prima d’ora, con tanto fervore mistico ad una cerimonia religiosa che ha avuto il potere di coinvolgere il mio spirito assetato di fede. Mi ha colpito profondamente la grande partecipazione della gente, ho sentito il fascino delle parole pronunciate con orgoglio da più parti: “questa è la nostra festa! È la festa della Madonna, nostra protettrice!” Mi sono venute le lacrime agli occhi nell’ascoltare i canti dolci ma decisi, vera espressione di una grande fede, eseguiti da gente comune che sacrifica il proprio tempo e la propria famiglia spinta dal desiderio di cantare lodi al Signore, facendosi portavoce della comunità cui appartiene e rendendole un servizio. Credo che gran parte del merito sia da attribuire al Parroco di questo Paese, al quale manifesto la mia profonda stima, perché con il suo modo di parlare chiaro, forte e risoluto, è riuscito -nonostante le critiche di molti- “a scuotere” la coscienza di ogni fedele, me compresa, da quel torpore e da quella indifferenza che a volte sfocia nello smarrimento perdendo di vista tutto ciò che è lode e gloria alla vita e quindi a Dio.

Oggi le vie di Pace sono ritornate quelle di sempre, non brillano più i festoni multicolori che hanno illuminato il cammino della Vergine in visita ai suoi figli, ma le parole di Padre Santino credo che riecheggeranno a lungo nelle orecchie dei parrocchiani e illumineranno la via di ciascuno di noi aiutandoci a discernere la strada che conduce al cambiamento interiore, percorrendo la quale possiamo “tutti insieme” costruire un mondo diverso, un mondo d’amore, e diventare una vera comunità in cammino.

 

Da il Nicodemo n. 7 del  8 agosto 1993