2 LUGLIO-PACE DEL MELA FESTEGGIA
MARIA ED ELISABETTA
di Anna Cavallaro
La festa della "Madonna della Visitazione" offre lo spunto per fare alcune riflessioni su Maria.
La Scrittura la presenta come una donna di poche parole. Il suo linguaggio scarno e deciso esprime scelte di vita radicali ed abbandoni totali: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc. 1,38).
Dopo essersi dichiarata "ancella del Signore" la Vergine "... si mise in viaggio verso la montagna" per farsi serva della cugina Elisabetta che in età avanzata stava per diventare madre. Dal loro incontro fiorisce un unico inno di lode a Dio.
Elisabetta si rivolge a Maria con una benedizione: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo" (Lc. 1,42).
Il grembo di Maria, infatti è la dimora di Dio in mezzo agli uomini ed Ella è l’Arca dell’Alleanza, la Tenda, il Tempio perfetto della carne di Cristo.
Il centro del culto mariano è proprio la maternità di Maria in cui si intrecciano divino ed umano.
Elisabetta prosegue: "E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore" (Lc. 1,45).
Questa espressione è la chiave che schiude l’intima realtà di Maria. Se la sua maternità rappresenta il dono divino, il suo credere è la risposta umana alla proposta del Signore. Questa sua caratteristica ci è confermata da Gesù che riguardo alla Madre dice: "Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc. 8,21).
Maria è "la sapiente" cioè colei che sa penetrare nel segreto profondo delle cose e sa intuire il senso ultimo nascosto nelle vicende della sua vita.
Nel Magnificat Ella manifesta la consapevolezza che in lei, donna semplice e comune, Dio ha realizzato l’intervento definitivo del suo progetto di salvezza "... atteso da tutte le generazioni" (Lc. 1,49).
Come Dio, Maria ha scelto "... ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti; ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti; ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disperato e ciò che è nulla per ridurre al nulla le cose che sono".
Il Regno che si avvicina capovolgerà i valori e le realtà umane. Noi, pur esaltando i paradossi di Dio, continuiamo a fare affidamento sul denaro, sul successo, sul prestigio e sul potere. Cerchiamo i primi posti, ci industriamo per avere l’amicizia dei potenti, per godere dei loro favori e dimentichiamo che la vita quotidiana è il cantiere ove si costruisce la storia della salvezza, la palestra in cui si decide il nostro destino eterno.
La storia di Maria è la storia di una grazia e di una vocazione eccezionale. La sua mèta era fare comunque e dovunque la volontà del Signore. Ed è proprio questa sua continua disponibilità di fondo a spingerla a modificare i suoi progetti per adeguarli alle esigenze di Dio così come ha fatto quando, per salvare la vita del Figlio, a costo di eludere la legge di Erode, è fuggita in Egitto diventando simbolo della resistenza passiva e della disubbidienza civile insegnandoci che "... bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" (Atti 5,29).
Questa Donna che ha vissuto in prima persona il venerdì della croce ed il sabato dell’attesa ci invita a ricordare che ad essi segue immancabilmente la domenica di Risurrezione ed a fare della nostra vita un canto di lode e di ringraziamento al Creatore.
Maria è anche la fautrice del cambiamento quando a Cana di Galilea anticipa l’ora di Gesù. In questo periodo sentiamo tanto parlare di rinnovamento, ma, spesso ci rendiamo conto che si tratta solo di rattoppi di comodo, di conversioni sotto costo, di pannicelli caldi.
Nel giorno della festa di Maria, senza farci distrarre dal rumore dei botti, dal suono della banda e dal cicaleccio di chi segue la vara, chiediamole di intervenire per trasformare le nostre acque stagnanti e maleodoranti in vino frizzante e generoso per fare di ognuno di noi un "portatore di Cristo".r
Da il Nicodemo n. 15 del 2 luglio 1993