Festa: Vangelo e Vita
di Franco Amalfi
La visita resa da Maria alla cugina Elisabetta, narrataci dall'Evangelista Luca, è nel nostro cuore e nella nostra mente. A quell'evento sono dedicate sia la nostra comunità parrocchiale che la centrale festa religiosa che, da secoli, si celebra il 2 luglio.
La festa che celebriamo, pertanto, è occasione particolarmente propizia per indurmi a rileggere quel brano evangelico unitamente a quelli che lo precedono e che sono relativi agli annunci dati dall'angelo Gabriele a Zaccaria (marito di Elisabetta) prima ed a Maria successivamente in ordine al concepimento di Giovanni il Battista da parte di Elisabetta e di Gesù da parte di Maria.
A seguito di questa rilettura (ma, mi ammonisco, il Vangelo dovrebbe soprattutto viversi) mi sono chiesto come mai il Signore abbia compiuto un prodigio anche per il concepimento di Giovanni. Elisabetta era, infatti, una donna anziana e sterile: questo appare da tutto il contesto. Ho voluto provare, pur tra mille incertezze, a (continua a pag. 2) darmi una spiegazione. Fra le tante possibili che mi prospettavo, la più adeguata, mi è sembrata quella per la quale il concepimento prodigioso di Giovanni da parte di Elisabetta dovesse servire da precedente da offrire a Maria per farle superare l'iniziale e comprensibile sorpresa all'annuncio che la riguardava. L'angelo Gabriele, infatti, dissipa tale sorpresa comunicando a Maria l'azione in Lei dello Spirito Santo ed inoltre ciò che il Signore aveva operato un prodigio per la gravidanza di Elisabetta; e da quel momento, Maria diventa pienamente consapevole che sarebbe diventata la Madre di Dio fatto uomo, rimettendosi totalmente alla volontà dell'Altissimo.
Ma a questo punto, la lettura dell'episodio evangelico mi suscita una riflessione del tutto personale. Se non erro, l'unica volta che nei quattro Vangeli si parla del concepimento e della maternità di Elisabetta e di Maria credo sia proprio questa: qui l'intervento e la volontà di Dio assumono un valore preponderante, e non a caso. Possiamo individuare il significato del messaggio evangelico nel senso di considerare la nascita di ogni vita nel grembo materno come un prodigio, anche se biologicamente conosciuto e spiegabile, che proviene da Dio, fonte della vita. Potrebbe, quindi trattarsi di un invito a riconoscere nel concepimento Dio stesso ed a ritenere, per conseguenza, sacra quella vita che appena comincia a svilupparsi. Inoltre, penso anche che la disponibilità di Maria e di Elisabetta a rendersi strumenti della volontà divina dovrebbe essere la nostra disponibilità a renderci veicoli del progetto di vita che Dio ha disegnato per ogni nuovo essere umano che Egli ha chiamato nel mondo al fine di consentirgli di far parte della comunità dei battezzati. Veicoli, strumenti e non autori e padroni della vita dovremmo considerarci, senza arrogarci il diritto di spezzarla questa vita nel grembo materno e ciò poiché essa non ci appartiene del tutto.
Nell'episodio della Visitazione, da ultimo, mi pare che si possa anche cogliere la prima manifestazione di Gesù. Non sono forse Elisabetta e Giovanni nel suo grembo a riconoscere per primi la presenza di Dio fattosi uomo?
La nostra comunità parrocchiale, dedicata a quest'episodio che celebra con la festa del 2 luglio, dovrebbe esserne spronata a riconoscere immediatamente Dio nelle sue manifestazioni ed accoglierLo con disponibilità e gioia: proprio come Giovanni, che ha sussultato di allegrezza nel grembo di Elisabetta appena costei ha udito il saluto di Maria. Sia Maria, benedetta fra le donne e madre del Signore, portatrice a noi del Salvatore. Nella sua Visita odierna, ci visiti il Signore!r
Da il Nicodemo n. 3 del 2 luglio 1992