Evviva Maria!

di Giuseppe Capilli

Evviva Maria! Così, io mi ricordo, da bambini cantavamo in fila e in coro nel giorno della processione del 2 Luglio.

E il canto si levava possente per le strade del nostro paese, non ancora asfaltate, ma pulite e odorose: le mamme avevano sistemato, ognuna il proprio pezzo di strada davanti casa, avevano ornato con i vasi di fiori più belli, gli ingressi di mattoni e di pietra e i davanzali delle finestre, avevano sparso secchi d'acqua che emanava quel fresco profumo di terra bagnata.

Camminavamo lentamente, solenni; finiva il canto e il cielo si riempiva delle note commoventi della banda musicale; poi una sosta, il silenzio, e in un attimo, quasi di sospensione cosmica di nuovo l'"evviva Maria", ma non più cantato questa volta, gridato, quasi simultaneamente con tre colpi di martello scanditi e ritmati. Erano gli uomini della vara, che io immaginavo come giganti, chiedendomi dove potessero trovare le forze per quella fatica nobile e disumana. E la sera poi, tutti nella piazza con le luci, le bancarelle e quell'immenso eucalipto, sotto il quale, ogni giorno, passavamo molto del nostro tempo e che in quella sera sembrava volesse mostrarsi più rassicurante e monumentale.

Come appare lontano tutto questo! Il coro non si leva più possente, nonostante il sostegno dell'altoparlante; la banda musicale non si sente perché non c'è il silenzio; ci sono le automobili e nel cielo, che non riesce più ad essere azzurro, non s'innalza alcun "evviva Maria"; la vara avanza immobile, spinta su un carrello con ruote di gomma per strade asfaltate. E i bambini, questi bambini, non sanno cosa sia la festa; per colpa nostra, non riescono più ad essere bambini: hanno troppo, non vogliono più niente, non sognano.

Io non so se allora sognavo. Forse sì. Di sicuro però, fantasticavo, con sano sforzo della mente, attorno alle cose che non capivo e molte non le ho ancora comprese. Mi chiedevo perché mai la nostra Madonna dovesse essere Maria della Visitazione e soprattutto non capivo questa parola che non leggevo né sentivo da nessuna parte. Intuivo che avesse un riferimento con quelle due figure di donne che sulla nostra vara erano state fissate senza tempo in quell'attimo, carico di tensione interiore, che precede l'incontro fra due persone che vogliono incontrarsi, che si sono cercate, per incontrarsi. Capii dopo che "visitazione" era soltanto un brutto latinismo e che voleva semplicemente dire "visita" e la nostra era dunque la Madonna della "visita" che poi vuol dire, della disponibilità verso gli altri, nella gioia di condividere con gli altri una propria felicità o un proprio turbamento. Non capivo allora, quando ero bambino, che l'Addolorata della Santa Croce e Maria della Visitazione erano la stessa "cosa"; pensavo che fossero due sante diverse. Quando me ne resi conto, mi capitò anche di pensare che a Pace c'è un'altra Maria: Maria dell'Abbondanza. Ora dunque so che Maria è, Immacolata, Annunziata, Addolorata, Assunta e... tante altre figure prese un po' dal Vangelo, un po' dalle tradizioni popolari pre--cristiane, un po' da luoghi di apparizione e di presenza; ma vista così Maria diventa forse troppo "mito" troppo "simbolo" e ci sfugge la sua vera verità che tutte queste figure in sè sintetizza e racchiude.

Dice il Vangelo (Gv. 19,25--27): "Gesù (in croce) allora vedendo la MADRE e lì accanto a Lei il discepolo che Egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco tuo Figlio!". Poi disse al discepolo: "ECCO LA TUA MADRE!". E da quel momento il discepolo La prese nella sua casa". Insomma Cristo--Dio riconosce Maria come Madre, con Giovanni Le affida tutti gli uomini come figli e a Giovanni , e con lui a ognuno di noi, La affida perché venga presa --nella nostra casa--. "Unde hoc mihi..." "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?" (Lc.1,43) --riportato nel fregio centrale arcata absidale della nostra chiesa--: così dice Elisabetta a Maria in occasione della "visitazione" o visita.

Ma perché Cristo ci ha affidato sua madre? Egli lo sa quanto siamo incostanti, ipocriti, inclini alla menzogna. Ci ha dato lo stesso questa responsabilità perché Egli sa anche che in noi c'è la sua luce e ci ha voluto liberi di soffocarla o di farla diventare fiaccola.

Chi per Pace del Mela, ha voluto Maria della Visitazione, tutto questo lo aveva capito e la propria scintilla l'aveva trasformata in fiaccola.

Non vi sono, per largo raggio attorno a Pace del Mela, tracce di altre Marie della visitazione. Se questa scelta--vocazione s'è attuata nel nostro paese deve esserci stato in origine qualche motivo forte per determinarla. Leggo fra carte antiche che: "il monastero della Maddalena di Messina possedeva, fra gli altri cespiti, il feudo della Pace, detto di Trissino... Esisteva nel feudo, probabilmente all'angolo della piazza di Pace inferiore, accanto al grande arco del cortile, una chiesetta di Santa Maria della Pace... Nuovi bisogni fecero sentire quindi la necessità di fondare in altro sito del feudo una chiesa... E sorse l'attuale chiesa parrocchiale... benedetta e aperta al culto... il giorno 8 dicembre del 1766 dall'Arcivescovo di Messina Mons. Gabriele Maria Di Blasi... La fondazione... fu riconosciuta... col titolo del 2 giugno 1767"(S. Cucinotta).

Il culto quindi, per Maria della visitazione è più antico della nostra chiesa parrocchiale ed ha il suo nucleo primigenio non a Pace-alta bensì a Pace-bassa. Ed è proprio a Pace-bassa dunque che va ricercato l'"archetipo".

Immagino comunità semplici presso cui era profondo il senso della ospitalità e della solidarietà, uomini che seppero elevare a simbolo di vita e di santità valori come l'amicizia, la comunicazione, la disponibilità verso gli altri, scegliendo come fatto significante della loro identità l'incontro fra Elisabetta e Maria.

Quanto ci siamo allontanati da questo "archetipo!" Dove sono, oggi, queste nostre radici storiche! Perché non fermiamo per un anno le statue di Maria ed Elisabetta nella chiesa del Redentore? Forse la vicinanza con l'antico sito dell'"archetipo" potrebbe risvegliarlo e il "feudo" della Pace potrebbe tornare ad essere il paese dell'amicizia, dei sorrisi, della disponibilità verso gli altri. Ma che idea è, questa mia? Continuo a pensare come da bambino. E invece devo vivere nella realtà. Ma una cosa sì, la posso fare; prego: Santa Maria, madre di Dio, prega per noi.

Da il Nicodemo n. 3 del 2 luglio 1992