LA VISITA DI DIO
Maria è la nuova Arca dell’Alleanza che porta dentro di sé la Parola fatta carne
di fr. Egidio Palumbo, carmelitano
La festa della "Visitazione di Maria" rievoca direttamente la pagina evangelica di Luca 1,39-56. È una festa molto antica nella Chiesa. Si iniziò a celebrarla intorno al VI secolo nel contesto del tempo liturgico dell’Avvento; poi Bonifacio IX nel 1389 la promulgò come festa a sé stante per tutta la Chiesa e la fissò al 2 luglio, forse perché vicina al 24 giugno (Natività di S. Giovanni Battista), o per un altro motivo a noi sconosciuto. Con la riforma del calendario liturgico stabilita dal Concilio Vaticano II e decretata da Paolo VI, la festa della "Visitazione di Maria" fu fissata come solennità al 31 maggio, non solo come chiusura del mese "mariano", ma, molto di più, perché giustamente collocata tra le solennità dell’Annunciazione del Signore (25 marzo) e della Natività di S. Giovanni Battista (24 giugno). A motivo di tradizioni locali e patronali, in molte cittadine — come a Pace del Mela — la festa della "Visitazione di Maria" si continua a celebrarla anche il 2 luglio.
Maria associata a Cristo e icona della Chiesa. La pagina evangelica di Luca 1,39-56 pone al centro dell’attenzione la figura di Maria di Nazareth, la madre del Signore. Questo è ovvio. Invece meno ovvio è il fatto che qui (come in altre pagine del vangelo) Maria di Nazareth non è considerata come figura individuale a sé stante, bensì come persona strettamente associata a Cristo e — proprio per questo — come persona che più di ogni altra riflette l’icona, l’immagine della Chiesa. Nella pagina della "Visitazione" Maria non rappresenta solo se stessa, ma tutta la Chiesa, la comunità dei credenti in Cristo Gesù. Così come l’altra figura, Elisabetta, rappresenta il popolo d’Israele, il popolo di Dio fedele ed erede delle promesse. Non ci stancheremo mai di ripetere che le pagine della Bibbia — Antico e Nuovo Testamento — non vanno mai considerate come semplici pezzi di cronaca o "riprese in diretta" di avvenimenti accaduti nel passato. Chi le considera così, banalizza il significato di queste pagine. Esse, invece, vanno lette, meditate e vissute come testimonianze di fede. Riguardo alla "Visitazione", vanno lette come testimonianza di fede su Maria, la madre del Signore e l’icona della Chiesa.
Visitati nella Pace. La pagina della Visitazione è preceduta da quella dell’Annunciazione (Lc 1,26-38). Qui Maria è "visitata" da Dio (simbolicamente espresso dall’arcangelo Gabriele), affinché acconsenta liberamente a diventare la madre del Figlio dell’Altissimo, la madre di Gesù. Le modalità di questa "visita" sono per noi sorprendenti. Dio scende e viene a visitare attraverso un "messaggero" (è questo il significato della parola "angelo"): messaggero di Dio è la sua Parola, Maria amava leggere, meditare e interrogare la S. Scrittura; messaggero di Dio sono gli avvenimenti, Maria era attenta ai fatti che accadevano nella sua vita; messaggero di Dio sono le persone che ci vivono accanto, i parenti, gli amici, Maria sapeva ascoltare e dialogare con tutti. Quando Dio ci fa visita, si presenta come un ospite che bussa e attende che gli apriamo la porta (Ap 3,20), perché vuol fare della nostra vita la Sua casa, la Sua dimora, il Suo tempio vivente. La sua visita rende la nostra vita più feconda: ci riconsegna all’identità di figlie/figli e di sorelle/fratelli.
Maria di Nazareth, accogliendo liberamente la visita di Dio, è diventata una donna feconda: aderendo pienamente alla Parola di Dio, per un atto libero e gratuito di Dio è diventata "gravida di Dio", dimora vivente del Figlio dell’Altissimo. Visitata da Dio, Maria visita Elisabetta. Ma in realtà è ancora Dio che continua a visitare il suo popolo tramite la persona di Maria con il Figlio nel grembo. Ecco il mistero della "Visitazione". La pagina biblica di Luca 1,39-45 pone come figure centrali due madri dal grembo gravido: Maria, che porta in sé Gesù, Elisabetta, che porta in sé Giovanni Battista. Maria "entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino — cioè Giovanni Battista — le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!" (Lc 1,40-42).
Ci domandiamo: perché gioisce Giovanni Battista nel grembo di Elisabetta? Gioisce perché quel saluto è più che un saluto: è il dono della Pace. Ed Elisabetta lo sa riconoscere, e di conseguenza lo sa riconoscere anche Giovanni Battista. Quando Gesù invierà i discepoli ad evangelizzare, darà questa disposizione: "In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa" (Lc 10,5). Maria, che porta in grembo Gesù, è la prima evangelizzatrice. La sua voce annuncia la venuta di Gesù nostra Pace; ma la sua voce, in realtà, è la voce del Figlio che porta in sé. Elisabetta-Giovanni Battista ascoltano, sì, la voce di Maria, ma quella voce è la voce del Figlio che non vedono. È vero che è Maria a far visita ad Elisabetta, ma, a motivo di Colui che porta in grembo, è il Figlio che viene a far visita. La pagina biblica, dunque, mostra un legame di vita solidissimo e una perfetta sintonia tra Maria e il Figlio portato nel grembo. Una legame e una sintonia che richiamano esplicitamente una pagina del Primo Testamento: 2Samuele 6,1-16. Qui si parla del viaggio dell’Arca dell’Alleanza da Baalà di Giuda a Gerusalemme. L’Arca dell’Alleanza era il segno della presenza del Signore. Essa era una cassa a forma di trono contenente le Tavole della Legge, la manna e la verga fiorita di Aronne. L’Arca dell’Alleanza era trasportata con le stanghe. Ora, si narra in 2Sam 6 che il viaggio dell’Arca verso Gerusalemme era accompagnato da danze e canti di gioia da parte di tutto il popolo e in particolare di Davide. E quando sostò per tre mesi in casa di Obed-Edom, prima di raggiungere Gerusalemme, fu per questa casa motivo di benedizione. Ebbene, questi motivi li ritroviamo tutti nella pagina della Visitazione: il viaggio di Maria verso una città di Giuda (Lc 1,39), l’esultanza del grembo di Elisabetta al saluto di Maria (Lc 1,41.44), la benedizione nei riguardi di Maria (Lc 1,42), Maria rimane circa tre mesi nella casa di Elisabetta (Lc 1,56). Tutto questo per attestare che Maria è la nuova Arca dell’Alleanza che porta dentro di sé la Parola fatta carne, il Figlio di Dio.
L’annuncio di Dio Salvatore e Liberatore. Nella casa di Elisabetta, simbolo del popolo d’Israele fedele alle promesse, Maria canta uno degli inni più belli e significativi di tutto il Nuovo Testamento: il Magnificat. "L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore... " (Lc 1,46-55). È la risposta che Maria dà ad Elisabetta per la beatitudine che questa le ha rivolto: "E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45). L’inno del Magnificat è una professione di fede in Dio Salvatore e Liberatore, tutta intessuta di citazioni del Primo Testamento. Maria innanzitutto rende grazie per ciò che Dio ha compiuto in lei, abbassandosi a livello dell’umile serva (Lc 1,46-50); e poi con l’accenno a sette azioni — "ha disperso i superbi", "ha rovesciato i potenti", "ha innalzato gli umili", "ha ricolmato di beni gli affamati", "ha rimandato a mani vuote i ricchi", "ha soccorso Israele, suo servo", "come aveva promesso" (Lc 1,51-55) — annuncia senza reticenze e con coraggio profetico come Dio ha agito nella storia del popolo d’Israele e come continua ad agire verso tutti gli uomini di ogni nazione, epoca e cultura.
La pagina evangelica della Visitazione, dunque, ci parla di una "nuova Arca", "Maria grembo di Gesù", il Figlio dell’Altissimo, di Maria prima evangelizzatrice, prima missionaria. Sono attribuzioni non esclusive di Maria: esse appartengono a tutto il popolo di Dio che ha come fondamento e capo Cristo Gesù. Come Maria, il popolo di Dio — che porta nel suo "grembo" la presenza di Gesù Risorto, che ogni giorno riceve nel suo "grembo" il seme della Parola, che attraverso il suo "grembo" (il fonte battesimale è proprio a forma di grembo) nel battesimo genera i figli alla fede — è chiamato ancora oggi, senza reticenze e trionfalismi, ma semplicemente con coraggio profetico, a portare la visita di Dio nelle case di questo nostro mondo. La visita di Colui che è il nostro Salvatore e Liberatore, di Colui che è la nostra Pace (ma non come la pace "etica" e "umanitaria" che con grande generosità ci offre il mondo...). Visitati da Dio, visitiamo ogni fratello e ogni sorella. Come Maria.q
Da il Nicodemo n. 78 del 2 luglio 1999